Il 17 febbraio si è tenuto a OFF TOPIC il secondo appuntamento di +Plus, il format co-ideato e prodotto da The Goodness Factory, nato in collaborazione con Associazione culturale Pietre Film, Associazione Quore e Nora Book & Coffee.

+Plus nasce dalla volontà di approfondire tematiche legate al mondo Lgbtqi+, tramite il racconto di esperienze, soggettività e narrazioni dei corpi politici, partendo da una posizione intersezionale e transfemminista. 

“Postporno- Desideri oltre la norma” è il titolo del secondo appuntamento, che ha voluto interrogarsi sulla pluralità dei corpi e su come questi possono assumere su di sè le infinite sfumature della sessualità. Al centro dell’incontro un interrogativo: “Possiamo considerare la post-pornografia come uno strumento di inclusività?“. A rispondere alla domanda è intervenuta Valentine Fluida Wolf, autrice del libro Postporno. Corpi liberi di sperimentare per sovvertire gli immaginari sessuali, edito da Eris Edizioni. Insieme a lei Chiara Pellegrini, direttrice di Fish&Chips Film Festival e Francesca Cavallo di Associazione Pietre Film.

Postporno, oltre il porno mainstream

Come spiega Valentine, il postporno è la nuova frontiera della rappresentazione del porno, in cui vengono superate le forme classiche di esibizione dell’erotismo, per abbracciare una produzione più inclusiva e realistica. Qui il porno abbandona gli antichi stereotipi che vedono donne bellissime lanciarsi in performance d’esibizione, studiate per eccitare ed eccitarsi.

Nella cinematografia postpornografica, invece, viene rivendicato il diritto di alcune categorie – tradizionalmente escluse dall’immaginario sessuale – ad essere anch’esse parte della rappresentazione pornografica. In questo senso, il corpo della donna smette di essere vittima dell’immaginario maschile e di rispondere, dunque, ai canali più convenzionali della cinematografia pornografica. Ma postpornografia significa anche e soprattutto pluralità dei corpi. Corpi che si fanno portatori di tematiche e desideri di emancipazione sociale. Ecco allora che temi come obesità, disabilità, vecchiaia conquistano un posto al centro del nuovo porno.

Qui tutti i corpi diventano liberi di esprimersi e di coinvolgere chi guarda: “Il postporno può anche emozionarti. Non ha per forza l’intenzione di farti eccitare”, commenta Valentine.

Anche a livello puramente tecnico, il postporno si presenta diverso. “Le immagini sono più grezze, poco curate. Questo perché il postporno è all’insegna del Do It Yourself”, spiega l’esperta di cinematografia pornografica Chiara Pellegrini, riferendosi alla capacità del nuovo porno di creare delle immagini libere, in cui la povertà dei mezzi viene compensata con l’espressività e la rivendicazione dei contenuti.

Postporno è un altro porno possibile. Autorappresentiamoci. Sperimentiamo. Proviamo.